DESCRIZIONE
Il nome di questo tratto di costa jonica evoca l’antica dominazione saracena, da cui, appunto, Costa dei Saraceni. I Saraceni provenivano dal Medio Oriente, dove anticamente si erano stabiliti fra le sponde del Tigri e dell’Eufrate; erano avventurieri particolarmente sanguinari e feroci e lasciarono parecchie testimonianze del loro passaggio in tutta la Calabria, che dominarono intorno all’anno mille, alla fine del periodo bizantino. Il loro obiettivo era quello di liberarsi dagli “infedeli” cristiani; la Calabria fu un facile bersaglio, in quanto, alla fine del periodo bizantino, era particolarmente “debole” perchè abituata allo stile di vita della Magna Grecia, pacifico e rivolto essenzialmente verso le belle arti. Nell’intera area, infatti, forte si avverte ancora oggi l’antica presenza greca. Gli esempi maggiormente evidenti sono a Crotone, con il bellissimo promontorio di Capo Colonna, resti dell’antico tempio dedicato ad Hera Lacinia e a Cirò, l’antica Krimisa greca, a cui i greci lasciarono la loro arte della coltivazione delle vigne. Questo litorale si caratterizza per le coste frastagliate; suggestivo è lo scenario del Castello, a Isola Capo Rizzuto, edificato in periodo aragonese su un lembo di terra nel mare e unito da una sottile striscia di sabbia alla terraferma. In quest’area è stata istituita la Riserva Marina di Isola Capo Rizzuto, che si estende per circa 40 chilometri.
DA VISITARE:
L’elenco delle bellezze da visitare è veramente infinito, sia archeologico-architettoniche che naturalistiche. Tra le prime senza dubbio merita più di uno sguardo il museo archeologico nazionale di Crotone, dove sono conservati i reperti ritrovati negli scavi dell’antica Kroton, nel tempio di Hera Lacinia e lungo il promontorio di Capo Colonna, fantastico paesaggio non solo per i resti archeologici ma anche perché lo sguardo si può perdere di fronte ad un mare di un blu intenso che si scaglia sulla roccia bruno-rossastra della costa. Nel museo si conservano vasi, anfore e suppellettili di epoca corinzia, calcidese, attica e italiota; il diadema aureo, facente parte del tesoro di Hera Lacinia.
Altro insediamento di origine greca è la cittadina di Cirò, l’antica Krimisa, i greci vi si insediarono intorno all’VII-VI secolo a.C., probabilmente su un precedente insediamento risalente all’età del bronzo. La cittadina oggi è più conosciuta come patria del vino che per l’antico e glorioso passato, che ha dato i natali a Luigi Ilio, matematico ed astronomo, conosciuto ed apprezzato per la riforma del calendario gregoriano. Da non perdere anche il già citato Castello di Santa Severina, detto anche di Carafa o di Roberto il Guiscardo, con il suo museo e il centro documentazione sui castelli e le fortificazioni calabresi. Legata alla Rocca di Santa Severina è quella di Roccabernarda, le cui vicende sono strettamente collegate alla più conosciuta Santa Severina. Roccabernarda, infatti, fu assegnata alla custodia di Hugo Falloc, un condottiero normanno al seguito di Roberto il Guiscardo e di suo fratello Ruggero, intorno al 1070/1076. Nel primo periodo dell’insediamento normanno si eressero, in effetti, tre fortezze su altrettante tre rocche: Santa Severina, Rocca di Neto e Rocca Bernarda. Da visitare inoltre il borgo antico di Mesoraca che sorge su uno sperone roccioso in mezzo a due fiumare, Reazio e Vergari. Numerose le chiese presenti, alcune di esse monumenti di interesse nazionale, tra queste la Chiesa del Ritiro che rappresenta uno degli esempi più validi dello stile tardo barocco in Calabria. Alle pendici del monte Giove in località Filippa, troviamo inoltre il Convento del SS. Ecce Homo con la sua magnifica effige scolpita da Fra Umile da Petralia nel 1600 definita “la statua del Cristo dagli occhi umani”.
Per gli amanti del turismo montano, da non perdere Cerenzia (detta anche Acheronthia o Acerenthia) con chiaro riferimento al fiume Acheronte (o Akeronte), antico nome del Lese, che scorre ai piedi della rupe. La città dell’idroelettrico, Cotronei, importante località immersa nella Sila Piccola ove a ridosso del lago Ampollino la fanno da padrone varie strutture e villaggi turistici, seggiovie, piste da sci, piste artificiali di bob, sentieri e tracciati naturalistici e quant’altro. Infine, una doverosa tappa del turismo religioso, è riservata ai fedeli che vogliono visitare il Santuario della Santa Spina di Petilia Policastro, un luogo sacro in cui viene conservata una spina che si dice appartenente alla corona di Cristo, donata, nel 1498, dalla regina Giovanna di Valois, Regina di Francia, in segno di riconoscenza a Padre Dionisio Sacco originario di Petilia Policastro.
Storia e cultura
Il territorio è ricchissimo di storie e miti legati a una cultura millenaria; numerosi, infatti, sono gli esempi che richiamano l’antico passato. Il promontorio con la roccaforte di Le Castella, secondo la leggenda sarebbe, insieme a quelli di Capo Rizzuto e Capo Cimiti, uno dei promontori japigi, così chiamati in memoria del figlio di Dedalo, Japix o Japigi, il quale nel fuggire da Creta s’imbatté in una tempesta che lo fece naufragare su queste coste. L’intera area è dominata dall’antica e gloriosa storia di Crotone, l’originaria Kroton greca, di cui già parlava Petronio nel suo Satyricon del I secolo d.C.. La sua fondazione si fa risalire al 710/718 a.C. ad opera degli Achei; la leggenda, che si tramanda sulla nascita della città, narra che Kroton era il figlio di Eaco, ucciso per errore dal suo amico Eracle, che lo seppellì alla foce del fiume Esaro e profetizzò che proprio lì dovesse sorgere una grande città. Intorno al VI sec. come tutte le città della Grecia, anche Crotone fu interessata dalla sanguinosa guerra fra Sparta ed Atene, la cui rivalità trasferita sul territorio della Magna Grecia si estrinsecò in una guerra decennale tra Crotone e la cittadina di Locri, sostenuta dagli spartani e che si concluse con la vittoria di quest’ultima nella famosa battaglia della Sagra, nel 560 a.C.
Tracce di epoca medievale, invece, si ritrovano nel borgo di Santa Severina, con il suo castello, la cui costruzione è stata attribuita ai normanni di Roberto il Guiscardo.
I normanni liberarono, infatti, queste terre dagli sgraditi Saraceni e vi si insediarono quando a Ruggero I vennero ceduti i diritti sulla Calabria, intorno all’anno 1091.