DESCRIZIONE:
La maggior parte dei comuni del territorio si affaccia nella vallata del fiume Crati, punto nevralgico dello sviluppo dell’area. Il fiume, il più grande della regione per lunghezza (circa 90 km) e bacino (2240 km quadrati), nasce nel cuore della Sila Grande, sul versante occidentale dell’altopiano silano, dal monte Timpone Bruno, a 1742 metri d’altezza. Scende successivamente a valle, verso Cosenza che fu eretta proprio laddove incontra il fiume Busento, uno dei suoi maggiori affluenti insieme al Mucone e all’Arente, provenienti dalla riva destra, ed ai torrenti Turbolo e Cucchiato che solcano, invece, la riva sinistra. Lungo il suo corso, in prossimità di Tarsia, il Crati forma un lago artificiale, originatosi per effetto della diga omonima, che oggi costituisce una importante riserva regionale. Oltre tale sbarramento prosegue la sua corsa verso la Piana di Sibari, dove è rinforzato da un altro affluente, il fiume Coscile, prima di sfociare nel Mar Ionio, all’altezza della Marina di Sibari compresa fra i comuni di Villapiana e Schiavonea di Corigliano Calabro. La vallata del Crati da sempre ha rivestito un’importanza strategica soprattutto per lo sviluppo dell’agricoltura; infatti, nel corso degli anni molte furono le popolazioni che vi si insediarono, attratte dalla fecondità della valle. Fra queste la più numerosa è rappresentata dagli albanesi che nel XV sec. d. C., per sfuggire alle persecuzioni degli ottomani, abbandonarono la madre patria spinti dal condottiero Giorgio Castriota, detto Skandeberg.
DA VISITARE:
L’elenco delle bellezze da visitare è ragguardevole poiché tanti sono i centri storici arroccati come presepi monumentali, attorno ad un castello; molti di questi furono costruiti in epoca normanna o tardo medievale, a seguito di un opera di incastellamento, che soprattutto i normanni intrapresero, intorno all’ XI sec., a difesa dei territori da loro conquistati.
Resti di questo importante passato sono ben visibili nella stessa Cosenza, con il suo magnifico castello. Nella città, di grande interesse è non solo l’antico passato ma anche il patrimonio artistico di anni più recenti, ben rappresentato dal museo all’aperto, allestito lungo il corso principale, con opere di Manzù, De Chirico, Dalì, Consagra e Greco, donate dal filantropo Domenico Bilotti, cosentino di nascita. Di grande rilevanza è il Ponte di Calatrava, denominato “Ponte di San Francesco di Paola”, splendida opera architettonica che, con i 104 m. di altezza della sua antenna, è il più alto d’Europa.
Fra i centri storicamente più importanti ricordiamo: San Marco Argentano, il cui castello è adornato con la torre detta di Drogone e dove è ancora ben conservata l’abbazia della Matina; Altomonte, con il suo borgo medievale e la cattedrale trecentesca di Santa Maria della Consolazione; Spezzano Albanese con i resti del Castello di Scribla, una delle prime fortificazioni normanne; Terranova da Sibari con il pregevolissimo castello Spinelli, costruito e rimaneggiato più volte e oggi visibile nella sua ristrutturazione risalente al XVII sec.. Inoltre, beni di importanza storico-architettonica sono da ammirare in tutti i comuni dell’area, dal centro abitato di San Fili, edificato su una roccia, all’Abbazia cistercense della Sambucina a Luzzi. Da non perdere le comunità arbereshe di San Martino di Finita e Santa Sofia D’Epiro che, come minoranza linguistica riconosciuta, hanno mantenuto intatte da secoli, non solo le costruzioni, soprattutto degli edifici di culto, ma anche le tradizioni, gli usi e i costumi dell’antica madre patria Albania, prevalentemente legate alla professione dell’ortodossia religiosa.
Storia e cultura
In questi luoghi la cultura è veramente ricchissima e la storia piena di eventi fondamentali per l’intera nazione. Un ruolo di primo piano è rivestito dalla città di Cosenza, che fu occupata nel 330 a.C. da Alessandro d’Epiro, zio del famoso Alessandro Magno, accorso in aiuto dei Tarantini contro i Lucani, ma trovò la morte nell’allora Pandosia, località nei pressi dell’odierna Castrolibero, comune limitrofo a Cosenza. Nel 410 d.C. subì l’invasione dei Visigoti di Alarico, che dopo il saccheggio di Roma, nel suo viaggio verso l’Africa trovò la morte nei pressi di Cosenza e fu sepolto nell’alveo del fiume Busento, da cui ancora oggi si narra la leggenda del mitico tesoro con cui pare fosse stato sepolto a cavallo dai suoi soldati.
Nei secoli successivi conobbe le invasioni bizantine (IX sec.), ma il massimo splendore lo raggiunse in epoca svevo-normanna. L’influenza normanna è ben visibile in tutta l’area, fra i luoghi maggiormente interessati merita più di una menzione San Marco Argentano, le cui sorti sono legate a Roberto il Guiscardo il quale nel 1048 la trasforma in una città fortificata per dirigere le manovre militari, ma che ne determinò anche l’importanza politico- strategica della cittadina.
Cosenza nel XVI sec. divenne la culla culturale del mezzogiorno, qui ebbe i natali e vi lavorò fino alla morte il filosofo e naturalista Bernardino Telesio. La città sortì poi alterne fortune fino a moti mazziniani del 1844, che ebbero il triste epilogo con la fucilazione dei fratelli Bandiera.