Il nostro agriturismo si affaccia sul greto della fiumara Assi che, con la sua acqua limpida che sgorga dalle montagne delle serre calabre, i colori ed i profumi, rende questo posto unico e indimenticabile; agrumeti e macchia mediterranea fanno da cornice ai bellissimi caseggiati in pietra granitica che un tempo ospitavano stalle, fucine, case di nobili e contadini. Tutti gli alloggi, ricavati all’interno dei caseggiati presenti in azienda, sono indipendenti; qui potrete respirare l’atmosfera della ruralità passata fra gli arredi dell’antica tradizione calabrese del periodo liberty e gli incantevoli soffitti in legno. La colazione vi verrà servita in una saletta ricavata nell’antica fucina, un tempo azionata da una ruota idraulica, dove abbiamo ricavato anche il nostro punto vendita per degustare le produzioni aziendali. Potrete assaporare, inoltre, i piatti tipici della cucina locale preparati secondo antica tradizione utilizzando i prodotti di stagione.
La Riviera o costa dei Gelsomini in Provincia di Reggio Calabria è quel tratto di costa bagnata dal Mar Jonio di circa 90 km i cui limiti generalmente coincidono con Punta Stilo a nord nel comune di Monasterace e Capo Spartivento a sud nel Comune di Brancaleone. Alle spalle della costa domina la fascia montuosa aspromontana che degrada verso il mare attraverso un articolato e variegato sistema collinare solcato da numerose fiumare. Il nome è legato all’antichissima tradizione della coltivazione del gelsomino, un rampicante dal fiore bianco, semplicissimo e con pochi petali, ma dal profumo molto intenso; esso veniva raccolto dalle “gelsominaie”, per poi essere venduto soprattutto in Francia, per la fabbricazione di profumi. La coltivazione del gelsomino, presente in tutta la fascia jonica in copiose quantità, portò all’istituzione della stazione sperimentale delle essenze e degli oli essenziali di Reggio Calabria. L’area pur essendo costiera, con arenili bassi e sabbiosi, racchiusi, in alcuni tratti da rocce a picco sul mare, fra i più limpidi di tutta la penisola e spiagge più volte insignite della bandiera blu, rimane ancora oggi caratterizzata da una forte ruralità.
DA VISITARE:
Punta Stilo nel comune di Monasterace, conosciuta in epoca romana come “Cocintum”, dove sono ben evidenti i resti archeologici dell’antica polis magno-greca di Kaulon: da non perdere i resti delle fondamenta di un tempio dorico, situato quasi in riva al mare ed il Museo Archeologico di Monasterace dove, fra gli altri reperti, è esposto un mosaico raffigurante un drago di 25 mq., considerato il più ampio mosaico ellenistico presente nel Sud Italia. Il Museo Nazionale di Locri Epizefiri dove è esposta una vasta collezione di reperti dell’antica colonia greca di Locri Epizefiri, ma anche reperti antecedenti alla colonizzazione greca risalenti all’età del ferro, oltre ad un area all’aperto più a nord con l’agora, i templi e gli edifici della polis.L’Area archeologica del Naniglio nei pressi di Gioiosa Jonica, dove si trovano i resti di un antica villa di epoca romana datata intorno al Iº secolo A.C.; l’elemento di interesse per il suo ottimo stato di conservazione è una cisterna ipogea a tre navate con volte a crociera. La villa romana di Casignana, datata intorno al Iº secolo d. C. (con un importante ristrutturazione nel IVº sec.), dove sono interessanti da visitare gli ambienti di un vasto complesso termale con decorazioni e mosaici di fattura pregiata, tra cui spicca la sala del frigidarium chiamato anche “Sala delle Nereidi” per il pregiato mosaico raffigurante quattro figure femminili.
Oltre alle bellezze dell’antichità è da segnalare il MuSaBa, museo-laboratorio di Mammola, situato in una delle porte d’ingresso al Parco Nazionale dell’Aspromonte, è un parco-laboratorio artistico all’aperto ed in continua evoluzione che si sviluppa per 7 ettari in una collina al di sopra del torrente Torbido e che ha come fulcro principale i resti del Monastero di Santa Barbara, fondato da monaci basiliani nel Xº secolo. Tra le opere d’arte contemporanea spicca il sogno di Giacobbe, affresco realizzato dall’artista Nik Spatari. Non è il classico museo che si è abituati a vedere anche per una particolarità che lo contraddistingue: la possibilità di partecipare alla realizzazione di opere. Centro storico di Gerace con la sua cattedrale di epoca bizantina: il centro sorge su mura fortificate su cui si ergono tre nuclei abitativi: il Borgo Maggiore, il Borgo Minore e la Città Alta, ai quali si accede dalle porte urbiche, risalenti al XVII secolo. La cittadina in epoca medievale fu sede vescovile e per molti anni vi si celebrarono il rito latino e quello bizantino. Dalla forte religiosità pare tragga origine il nome di Gerace, dal greco Hieros-akis, “vetta sacra” e la costruzione, in epoca bizantina, della cattedrale, dedicata a Santa Maria Assunta, ricostruita poi, in seguito al violentissimo terremoto del 1783. La famosa Cattolica di Stilo, risalente al X-XI secolo, fondata da monaci orientali che si insediarono alle pendici del Monte Consolino; essi vivevano in grotte naturali, denominate “laure”, e pare che proprio da un loro agglomerato sia nata la basilica, che rimane un esempio quasi unico di costruzione religiosa, di origine tardo-bizantina, in Italia. Il Centro di Caulonia, splendido borgo collinare fondato intorno all’XI secolo e situato in cima ad una rocca che domina la vallata dell’Allaro, costituito da una fitta rete di stretti vicoli con pendenze accentuate e una discreta quantità di palazzotti, chiese e porte della città di epoca settecentesca e ottocentesca che hanno resistito ai terremoti del 1783 e del 1908. Il Centro di Roccella Jonica, situato in prossimità del mare e sormontato da una rocca che anticamente aveva funzioni difensive dalle incursioni dei saraceni; da visitare il Castello della Rupetta o della Roccella posto sulla rocca, fondato nel XV secolo nel periodo angioino e successivamente trasformato in palazzo feudale. L’antico borgo abbandonato di Samo, che spicca maestoso sul letto della Fiumara La Verde, con le chiese di S. Giovanni Battista e di San Sebastiano dove sono ancora visibili affreschi quattrocenteschi.
Nel territorio sono presenti diversi santuari fra i quali si segnalano: il Santuario della Madonna dello Scoglio nel Comune di Placanica (località Santa Domenica) dove Fratel Cosimo riceve tutto l’anno; il Santuario di origine bizantina di S. Giovanni Theristes di rito ortodosso a Bivongi; il Santuario di S. Nicodemo sulla Limina (territorio del Parco Nazionale dell’Aspromonte) nel comune di Mammola, meta di pellegrinaggio di fedeli nei Venerdí di Luglio ed Agosto che percorrono a piedi il cosiddetto sentiero dei Greci (la Seja).
Molteplici le manifestazioni che si svolgono nel territorio:
Il Palio di Ribusa a Stilo che si svolge la prima domenica di Agosto di ogni anno ed il sabato precedente ed è la rappresentazione storica (a cavallo tra il cinquecento ed il seicento) della consegna della bandiera della città da parte dei delegati del Regno al magistrato che affiancava il sindaco della città (detto Mastrogiurato). Nei due giorni comunque è possibile ammirare la rievocazione storica del borgo con botteghe, taverne, fiaccole che illuminano le strade popolate da menestrelli, saltimbanchi, giocolieri, comparse in costume con artisti provenienti da tutto il mondo. Il Borgo incantato a Gerace, manifestazione internazionale di arte di strada di 3 giorni con degustazione di prodotti tipici che si svolge ogni anno a fine Luglio. Il Festival internazionale del Jazz “Rumori Mediterranei” a Roccella Jonica, importante manifestazione internazionale di jazz che si svolge da più di trent’anni in Agosto in un anfiteatro ai piedi del Castello. Kaulonia Tarantella festival, punto di riferimento del panorama folk nazionale che si svolge nella piazza del borgo di Caulonia a fine agosto di ogni anno. La tradizionale “Infiorata” di Monasterace: in occasione della festività del Corpus Domini si possono ammirare più di 500 metri quadrati di tappeti coloratissimi realizzati con composizioni floreali e semi di cereali.
Varie sagre di prodotti tipici locali si svolgono in genere nel periodo estivo, tra queste si segnala la Sagra dello Stocco (pescestocco) nel borgo di Mammola che si svolge in genere il 9 Agosto di ogni anno.
Sport e natura
Come quasi tutte le zone di mare, anche questa è adatta alla pratica di vari sport acquatici, dall’escursionismo subacqueo alla navigazione con piccoli pescherecci per il pesca-turismo. Molte spiagge della costa hanno atmosfere quasi selvagge per le dune presenti e l’assenza di insediamenti umani per lunghi tratti; la consistenza del litorale passa dalla sabbia più fina a zone di ciottoli. Tra queste si segnalano le spiagge tra Brancaleone e Capo Spartivento, la spiaggia di Capo Bruzzano (incastonata tra due scogliere che la proteggono dai venti, mare cristallino e scogli affioranti), le spiagge tra Roccella Jonica e Marina di Gioiosa Jonica (insignita più volte con la bandiera blu), la spiaggia di Riace Marina (famosa oltre per la consistenza anche perché nel 1972 furono ritrovati i due Bronzi di Riace oggi esposti al Museo della Magna Grecia di Reggio Calabria). Il territorio nella sua parte montuosa offre l’opportunità di vari percorsi di trekking naturalistici tra i quali si segnalano i più suggestivi:
Il sentiero per le cascate del Marmarico, nella parte alta della fiumara dello Stilaro, a Bivongi, che con i suoi 114 metri d’altezza, rappresenta la cascata più alta della Calabria e dell’Appennino meridionale; si raggiunge percorrendo il sentiero del Folea di circa 2 ore di percorrenza o, in alternativa un altro percorso che parte da località Ferdinandea (dove si possono ammirare le costruzioni delle ferrerie fatte costruire da Ferdinando II di Borbone) nelle Serre, anch’esso di 2 ore circa di percorrenza.
Il percorso naturalistico della “Scialata”, nel territorio del Comune di S. Giovanni di Gerace, che dal centro abitato del borgo conduce fino alla sorgente di Cannavarè costeggiando il torrente Levadio con la possibilità di ammirare varie cascate nel suo tratto finale.
Trekking per la Vallata delle grandi Pietre, percorso di circa 2 km situato nella zona nord-orientale del Parco nazionale dell’Aspromonte, tra i comuni di Careri e S. Luca, dove è possibile ammirare enormi rocce monolitiche con forme insolitamente tondeggianti, tra cui spicca il monte Pietra Cappa denominato “panettone geologico” e caverne usate dai monaci basiliani.
Percorso del Monte Tre Pizzi nel comune di Ciminà, così chiamato per la curiosa forma a tre punte, si snoda per circa 1,5 km e consente di ammirare una volta arrivati ad un pianoro verso la sommità del monte uno splendido panorama e le rovine della chiesa bizantina dei Santi Pietro e Paolo.
Il Sentiero del Brigante, scoperto da GEA (Gruppo Escursionisti d’Aspromonte) alla fine degli anni ottanta, è un percorso che unisce i territori del Parco Nazionale delle Serre e del Parco dell’Aspromonte, parte da Gambarie d’Aspromonte e, attraversando verso nord tutto il crinale di questa parte dell’appennino, raggiunge Serra S. Bruno e/o Stilo dopo essersi biforcato nella zona della Ferdinandea. Il nome del sentiero evoca storie e leggende legate al fenomeno del brigantaggio particolarmente attivo nei secoli in questa parte della Calabria. Lungo il percorso si trovano varie segnalazioni toponomastiche che, con riferimenti a documenti bibliografici, raccontano dei vari personaggi che hanno percorso e trovato rifugio in questi luoghi. Il percorso ha una lunghezza complessiva di 120 km ed è diviso in 9 tappe.
Tra le altre opportunità di sport si segnala la possibilità di escursioni a cavallo attraverso i differenti agriturismi convenzionati con i centri equestri della zona, la possibilità di voli in deltaplano accompagnati da esperti piloti e di voli con “gommone volante” decollando dalla superfice del mare.
Storia e cultura
Le prime testimonianze preistoriche del territorio risalgono all’età del bronzo con la presenza di insediamenti nelle vicinanze di Gerace. Rinvenimenti dell’età del ferro si ritrovano nella necropoli di Roccella Jonica e nella zona di Locri. In epoca antecedente alla colonizzazione greca nel territorio della maggior parte dell’odierna provincia di Reggio è documentata la presenza di popolazioni autoctone quali gli Aschenazi e gli Itali o Vituli, questi ultimi chiamati dai primi coloni greci in tal modo perché adoravano il vitello, tale nome con il tempo si è esteso a tutta la penisola.
La storia antica del territorio è comunque legata allo sviluppo di differenti poleis della Magna Grecia tra cui Locri Epizephiri, Kaulon e Samo.
Locri, fondata nel VIII secolo A.C. da coloni greci provenienti dall’omonima regione dell’antica Grecia (la parte meridionale dell’attuale Grecia centrale; secondo Aristotele fu fondata dai servi fuggiti con le donne dei loro padroni impegnati con Sparta nelle guerre contro i Messeni, abitanti della regione sud occidentale dell’attuale Peloponneso). Sembra che il primo insediamento dei coloni sia stato nel sito chiamato Zephyrion Acra (Capo Zefirio, corrispondente all’attuale Capo Bruzzano) e solo successivamente una parte della colonia si sia spostata circa 20 km più a nord lungo la costa per fondare la città storica nei pressi della zona costiera dell’odierno comune di Portigliola (a circa 3 km a sud dell’odierna Locri, dove è attualmente ubicato il parco archeologico). Locri è stato uno dei centri più importanti del periodo magno-greco, che raggiunse il suo massimo splendore intorno al IV secolo A.C.; fu alleata storica del tiranno Dioniso Iº di Siracusa, fondò due colonie per motivi commerciali nella parte tirrenica (Medma, attuale Rosarno e Hipponion, l’odierna Vibo Valentia) e diede i natali al giurista Zaleuco, alla poetessa Nosside, ai filosofi Timeo ed Arione che fondarono una scuola pitagorica rinomata in quell’epoca (secondo Cicerone, lo stesso Platone sarebbe stato a Locri per ricevere gli insegnamenti della scuola).
Kaulon fu una colonia greca fondata nei pressi di Punta Stilo, nell’odierno comune di Monasterace. L’origine della polis è discordante così come l’etimologia del suo nome: la tesi di autori più moderni attribuiscono la sua fondazione alla città di Kroton (l’odierna Crotone) intorno all’VIII secolo A.C. mentre altri autori attribuiscono l’insediamento a coloni achei provenienti direttamente dalla Grecia (dall’odierna Tessaglia meridionale). L’origine del nome secondo tradizione sembra derivi dal nome del suo fondatore, Caulon figlio dell’amazzone Clete, un'altra ipotesi attribuisce l’origine del nome da aulonia o vallonia, cioè valle profonda (come lo è la valle dell’odierna fiumara dello Stilaro). Il periodo di massimo splendore della polis pare sia stato intorno al VI secolo A.C. grazie alle attività economiche consistenti nella vendita di legname ed al probabile sfruttamento di risorse minerarie. Ne sono testimonianze i resti ed i reperti nell’area archeologica dove spiccano le fondamenta di un tempio dorico, monete d’argento con le figure di Apollo e due mosaici di ottima fattura raffiguranti dei draghi uno dei quali di una superficie di circa 25 mq., considerato il più ampio mosaico ellenistico presente nel Sud Italia. In ogni caso la vicinanza di città più grandi e potenti (Locri e Kroton) unito alla limitata fertilità del territorio limitò fortemente l’espansione della polis. In epoca romana l’insediamento era ridotto ad una semplice statio (postazione di sosta) chiamata Cocyntum o Stilida lungo l’asse stradale che collegava Reggio a Taranto.
Samo è stata fondata secondo Erodoto nel 492 a.C. da coloni dell’omonima isola greca sfuggiti all’attacco dell’esercito persiano; la città, fondata in una zona interna a ridosso dell’odierna fiumara La Verde, si espanse la sua influenza fino al territorio di Gerace e verso il mare, costruendo un grande porto per scambi commerciali con le città greche dello ionio. Secondo alcuni autori (tra cui come Tommaso D’Aquino) Samo è stato il luogo di nascita del filosofo Pitagora, poi trasferitosi a Kroton per fondare la famosa scuola. Il periodo greco fu probabilmente il periodo storico più fiorente di questi territori ed in particolare di questi insediamenti. In epoca romana Locri Epizefiri ebbe un ruolo di primo piano nella seconda guerra punica e negli anni di invasione dell’Italia meridionale da parte dell’esercito di Annibale: questa città fu l’ultimo insediamento riconquistato dai Romani, grazie anche alla collaborazione dei suoi stessi abitanti. In seguito Locri riacquisì il titolo di città libera e gli fu permesso di continuare ad usare leggi e costumi propri della civiltà greca. Ma il processo di “romanizzazione” era ormai in atto e si concluse ufficialmente nel Iº secolo a. C. con l’istituzione del municipium, così come in altre città federate nel meridione. Dopo la decadenza dell’impero romano si assiste nel territorio ad un progressivo abbandono delle zone costiere dovuto principalmente alle scorrerie dei saraceni e dei turchi in tutta la costa dell’Italia meridionale, ma anche al proliferare della malaria. In questo periodo (VIIº sec. D. C.) si attribuisce la fondazione di Gerace (Ierax) da parte della popolazione locrese rifugiatasi nelle colline a ridosso della costa. Questi anni coincidono anche con un periodo di nuova ellenizzazione sotto l’impero bizantino: in questo periodo si assiste ad un proliferare di eremiti in tutta la Calabria dovuto in particolare alla presenza di monaci basiliani che le lotte iconoclaste nei loro luoghi di origine avevano spinto nell’Italia meridionale. L'ideale supremo dei monaci era l'"hesychìa", la contemplazione nella tranquillità e nel silenzio. Vivevano dedicandosi alla contemplazione, pregando e lavorando, si dedicavano allo studio dei testi sacri e operavano miracoli, punti fondamentali questi della regola di S. Basilio. Le testimonianze di questo periodo sono le grotte nella Vallata delle grandi Pietre tra Careri e S. Luca, i diversi eremi sparsi nel territorio quali la Cattolica di Stilo e gli altri nella vallata dello Stilaro e sulla Limina. In epoca medievale si sono succedute le dominazioni normanne, sveve, angioine ed aragonesi che, con il favore del Papa, introdussero il sistema feudale basato su grandi latifondi, una politica fiscale spesso eccessiva e promossero la graduale sostituzione del rito greco con il rito latino, grazie anche al diffondersi di altri ordini religiosi quali i benedettini, cistercensi, agostiniani e successivamente i francescani. Anche le incursioni dei Saraceni (che si prolungarono almeno fino al XVIIIº secolo) hanno lasciato tracce nel territorio, in particolare nell’ambito commerciale con l’uso della moneta (il tarì) ed in ambito agricolo con l’introduzione di piante di agrumi, palma da datteri, melanzana, melone d’acqua e piante da fibra quali il lino ed il cotone. Inoltre tracce dell’influenza araba rimangono in una serie di vocaboli dialettali quali la gebbia (dal termine arabo gabya, ossia vasca in muratura per la raccolta dell’acqua) la caraffa (da garraffa, bottiglia panciuta) la sciarra (dall’arabo sciar, ossia rissa) o il marruggio (coltello da marra, spada). Con l’avvento della dominazione spagnola (prima con il vice regno e soprattutto con il Regno delle due Sicilie dei Borboni) il territorio conobbe periodi di relativa ripresa economica e graduale indebolimento del potere baronale. Nella seconda metà del XVIIIº secolo, grazie al concordato con la Santa Sede cominciarono ad essere tassate le proprietà ecclesiastiche e in quegli stessi anni venne dato avvio al catasto onciario (dal nome della valuta nominale con cui si valutava il terreno: once) per ridistribuire il carico fiscale ed abbassare quindi le imposte ai meno abbienti.
Il XVIIIº secolo si ricorda anche come un periodo di calamità naturali come la peste di Messina del 1743 che si estese anche a Reggio Calabria e territori limitrofi e soprattutto il terremoto del 1783 che letteralmente rase al suolo la provincia di Reggio Calabria. Prima dei moti del 1848 la Calabria fu scenario di vari moti insurrezionali di matrice liberale nei confronti dei Borboni che furono repressi nel sangue, come la rivolta di Gerace nel quadro dell’insurrezione mazziniana di Reggio Calabria del 1847, ad opera di 5 patrioti che, appena i Borboni riuscirono a reprimere, furono processati, fucilati ed i loro corpi gettati in una fossa comune. Negli anni successivi è degno di nota il fenomeno del brigantaggio in Aspromonte e nelle Serre calabresi. Il fenomeno, già noto in altre epoche (da Spartaco come primo esempio di “brigante” che ha attraversato questi territori, al brigantaggio feudale), assume una certa importanza con il cosiddetto Grande Brigantaggio ossia il brigantaggio post-unitario particolarmente attivo tra 1861 ed il 1865. I briganti, appoggiati e finanziati dai Borboni in esilio, dalla Chiesa e da nobili locali, erano motivati dal peggioramento delle condizioni economiche dopo l’unità nazionale, con la privatizzazione dei terreni demaniali una volta coltivati da braccianti, dall’estensione della coscrizione obbligatoria di massa e soprattutto dalla mancanza secolare del rispetto verso leggi e giustizia molto spesso inique. L’esercito regio, nel combattere il fenomeno, si rese spesso protagonista di esecuzioni sommarie e soprusi verso la popolazione locale accusata di parteggiare e difendere i briganti. Tutto ciò nel tempo ha creato figure leggendarie come il Brigante Musolino, vissuto a cavallo tra l’800 ed il 900, simbolo di riscatto da presunte ingiustizie perpetrate dall’ordine costituito di quei tempi. Tra gli altri personaggi storici famosi originari di questo territorio spiccano sicuramente Tommaso Campanella di Stilo (che contende a Stignano i natali del filosofo) e Corrado Alvaro di S. Luca.