Periodicamente si organizzano stage e corsi di attacchi, passeggiate in carrozza e manifestazioni ludico-sportive.
Le attività
- Corsi di cucina
- Yoga
- Horses
- Trekking
- Escursioni
- Campi estivi
Nel cuore delle colline calabresi a pochi chilometri a sud di Cosenza e a circa 3 chilometri dall’uscita autostradale di Rogliano, è situato “Borgo Serafino “ azienda ecoturistica e fattoria didattica.
All’interno dell’agriturismo, situato in una posizione panoramica immerso nel verde, si trovano le vecchie case delle famiglie contadine oggi trasformate in confortevoli residence per gli ospiti dell’azienda, recuperate con antichi materiali, un magnifico ristorante dove degustare prodotti a chilometro zero e ampi spazi esterni dove praticare sport e trascorrere il tempo libero in un assordante silenzio.
Tutte le unità abitative sono dotate di cucina, bagno privato, barbecue, giardino.
3 km
Periodicamente si organizzano stage e corsi di attacchi, passeggiate in carrozza e manifestazioni ludico-sportive.
Azienda agricola "Il Vecchio Noce"
Contrada Fiumara - 87040 Paterno Calabro (CS)
Mobile: +39 331 4774049
Sito web www.borgoserafino.it
e.mail info@borgoserafino.it
Foto di copertina: Livadia
DESCRIZIONE:
L’area comprende un territorio contiguo interprovinciale, circoscritto fra la vallata di uno tra i fiumi più importanti della regione, il Savuto, e il massiccio del Reventino, la propaggine meridionale della Sila piccola. Il Savuto è un fiume che nasce in Sila, in località Spineto nel comune di Aprigliano, a 1360 metri s.l.m., ingrossa la sua portata d’acqua grazie ai tanti affluenti che incontra nel suo corso, percorre diversi comuni prima di sfociare nel Mar Tirreno a Campora San Giovanni. Molti sono i siti naturalistici, architettonici e archeologici che insistono nella sua vallata e i ponti che collegano le sue sponde, il più famoso fra questi il cosiddetto “ponte di Annibale”, di epoca romana. Il comprensorio del Reventino, solcato dai fiumi Corace ed Amato, con i suoi meravigliosi boschi sovrasta la piana di Sant’Eufemia. Dai punti più elevati è possibile ammirare incomparabili panorami che si allargano su un vastissimo territorio, con ampie vedute sull’orizzonte marino che, nelle giornate terse, consente di scorgere l’Etna e le Isole Eolie. Tante sono le leggende e le storie legate al Monte Reventino che con i sui 1400 metri d’altezza è definito come il luogo dove dimoravano le fate. Il castagno è specie diffusissima su tutto il corpo montuoso, impiantato in epoca antichissima per i molti usi del suo legno e dei suoi frutti. La coltura del castagno ha praticamente caratterizzato il paesaggio agrario e forestale di queste montagne che risultano ancora oggi ampiamente ricoperte da castagneti da frutto con esemplari spesso plurisecolari e di mole imponente. Tra la folta vegetazione si rinvengono formazioni rocciose grandi e piccole avvolte da miti e leggende che ancora oggi si tramandano: Pietra del Corvo (Conflenti), Petra ’e Fota (Decollatura) utilizzata come palestra per l’arrampicata sportiva, Pietre Pagane così denominate perché sotto queste rupi venivano sepolti i bambini morti prima di essere battezzati (Decollatura), Pietra Pizzuta sulla pendice sud-occidentale di monte Condrò a Serrastretta, Pietra dei Margari sempre a Serrastretta che secondo la leggenda custodisce un favoloso tesoro, che può essere recuperato solo superando difficili prove.
Da visitare:
Gli itinerari percorribili sono tanti e si snodano in due direzioni principali, la prima verso le alture del Reventino ma non lontani dalle coste marine della zona, da queste altezze la vista mozzafiato si perde fino al golfo di Sant’Eufemia; l’altra direzione prosegue lungo il corso del Savuto, congiungendo le aree silane al mar Tirreno, dalle acque dei laghi artificiali, tra cui appunto il Savuto da cui si origina l’omonimo fiume, alle acque marine di Campora San Giovanni. Nell’area del Reventino, il percorso ambientale permette di ammirare le cime del Monte Reventino con i suoi 1418 metri, Monte Mancuso (1328 m s.l.m.) dove possono scorgersi caprioli, daini, lepri, volpi ; Monte Tiriolo e la faggeta di Condrò fino alla già citata rupe di “Petra e Fota” in dialetto locale. Lungo il suo scorrere il Savuto si trasforma nelle incantevoli cascate del Cannavino e della Tavolara, tutt’intorno la vegetazione è quella tipica della fascia presilana.
Il percorso archeologico, nel Reventino, comprende la visita agli imponenti ruderi dell’Abbazia di Santa Maria di Corazzo, dove venne ordinato monaco Gioacchino da Fiore, a Castagna di Carlopoli, all’Antiquarium di Tiriolo dove si possono ammirare reperti di epoca Neolitica e Protostorica, bretia (il maggiore insediamento di tutta la regione) romana e medievale; al Parco archeologico di Pian delle Vigne a Falerna istituito per proteggere le rovine di un’antica villa romana, utilizzata presumibilmente come scalo commerciale, così testimonierebbero le antiche anfore ritrovate nell’area, recanti il marchio “pece brutia”. Un altro percorso in cui inoltrarsi è senza dubbio quello artistico-architettonico, con gli storici ponti eretti nei vari secoli a sovrastare il corso del Savuto, il più famoso quello detto di Annibale o di Sant’Angelo nel comune di Scigliano, il ponte di Fratte a Marzi. Inoltre, vanta antichi borghi e edifici di grande rilievo che oltre ad avere chiese e palazzi signorili, datati fra il tardo medioevo e il XIX secolo, presentano delle peculiarità come quello di Scigliano sede dell’antica università del Regno di Napoli.
Ricca è anche l’offerta museale, con il Museo del Brigante di Panettieri, con il Museo del Pane di Mangone, con il Museo degli antichi mestieri di Belsito e con il Museo della civiltà contadina di Grimaldi, di Decollatura e di Serrastretta. Nella zona del Reventino ricadono centri importanti come Soveria Mannelli dove è possibile visitare il Lanificio LEO – museo d’impresa – la fabbrica di lana più antica della Calabria la cui fondazione risale al 1873, Serrastretta con la sua chiesa Matrice che raccolse le sculture dell’antica abbazia di Corazzo, Decollatura con le tipiche costruzioni in pietra lavorata “a rapillu” , la caratteristica muratura realizzata incastrando all’interno della malta piccoli pezzi di pietre e cocci di cotto di pochi centimetri di spessore.; Tiriolo dove sono ammirabili pregevoli palazzi nobiliari costruiti o ricostruiti dopo il disastroso sisma del 1783, fra tutti palazzo Alemanni con la sua facciata tardo barocca oltre al castello di epoca normanno ma rifatto dagli angioini e aragonesi; Martirano Lombardo con la cattedrale dal portale settecentesco in pietra e il castello; Gimigliano con Il santuario della Madonna di Porto e le cave di marmo verde. Da segnalare i Riti della settimana Santa a Nocera Terinese che culminano con “i Vattienti” (i flagellanti) nella processione del venerdì e del sabato santo. Un rito antico durante il quale i flagellanti si percuotono con movimenti ritmici le cosce e i polpacci con gli strumenti penitenziali mentre per le vie del paese si svolge la processione con la statua della Madonna dell’Addolorata.
ARTIGIANATO IDENTITARIO:
Considerata la grande biodiversità sia del fiume che dell’ultimo tratto della catena appenninica, il trekking e l’escursionismo sono il miglior modo di apprezzarne la bellezza di questo territorio infatti, solo a piedi, talvolta inerpicandosi lungo pendii e ripide, è possibile raggiungere dei luoghi di interesse paesaggistico e ambientale notevoli. Sia sul massiccio del Reventino che lungo tutto il corso del Savuto sono stati tracciati degli itinerari per escursionisti e visitatori con diversi livelli di difficoltà per offrire anche ai più piccoli, o ai più grandi, la possibilità di percorrerli in qualsiasi periodo dell’anno. Il territorio del Reventino custodisce alcune aree rappresentative della grande varietà naturalistica e paesaggistica del territorio regionale con due siti di importanza comunitaria (SIC): la Faggeta di Condrò a Serrastretta ed i Boschi di Decollatura.
La storia del Savuto e del limitrofo Reventino si perde nella notte dei tempi, le prime tracce di insediamenti risalgono alla preistoria, addirittura alcuni esperti ipotizzano che il Reventino fosse un vulcano. Sul massiccio del Reventino molte sono state le popolazione insediatesi, addirittura dalla preistoria, era Neolitica e Protostorica; in epoca pre-romana, la presenza dei Bretti, antichi abitanti dell’intera regione intorno al IV e III sec. a.C. e che resistettero strenuamente contro l’invasione romana, quando quest’ultimi cominciarono la loro politica di espansione del potere di Roma è documentata da diversi reperti. Tanti i luoghi ed i fatti che legano indissolubilmente questi territori alla figura dei briganti che, nel periodo che va dall’unità d’Italia agli inizi del 900, qui si nascondevano per rendersi inafferrabili. Le storie e le vicende tramandate fino ai nostri giorni, attraverso documenti storici e racconti, in alcuni casi diventano vere e proprie leggende che hanno come protagonisti i numerosi briganti che popolarono queste contrade. Le antiche vicende delle bande capitanate da ferocissimi criminali che scatenavano guerriglie e si nascondevano nelle boscaglie e in grotte inaccessibili sono spesso ammantate da un alone leggendario che fanno riferimento a diversi luoghi dove sarebbero state nascoste le immense ricchezze accumulate dai briganti. Il Reventino con i suoi paesaggi dall’atmosfera fiabesca è la terra delle fate che da sempre hanno avuto un posto importante tra le pieghe della fantasia popolare, rappresentando lo spirito che abita e custodisce il territorio. Tante sono le leggende che raccontano di personaggi fantastici in luoghi magici.
Segni tangibili di un passato più o meno lontano sono il Ponte romano sul Savuto di Scigliano e gli imponenti ruderi dell’antica abbazia cistercense di Santa Maria di Corazzo, * fondata dai benedettini nell'XI secolo, visibili in località Castagna, una frazione di Carlopoli, ai confini con Soveria Mannelli. Sono molte le storie che si raccontano su questi luoghi e della loro lunga resistenza agli invasori che si avvicendarono nel corso dei secoli, dal re Enotrio fino all’eccidio dei soldati francesi nel primo ‘800. Nell’area del Reventino, Soveria Mannelli divenne famosa per una sollevazione popolare contro l’occupazione francese, episodio conosciuto storicamente come i “Vespri Soveritani” verificatosi il 22 marzo 1806. Nel periodo pre-unitario sempre Soveria Mannelli fu teatro dello scontro fra le truppe dell’esercito spagnolo e quelle dell’eroe dei due mondi, che costrinsero ad una resa incondizionata i borbonici il 30 agosto 1860.